Paolo Rafanelli, imprenditore e presidente di Fidi Toscana, indagato per truffa
Attualità mercoledì 4 luglio 2012 2Perquisizioni in ufficio, aziende e abitazione. Avrebbe imbrogliato altri industriali sfruttando il credito che gli derivava dal suo incarico. I legal
Il presidente di Fidi Toscana, Paolo Rafanelli, risulterebbe indagato per truffa in concorso nell'ambito di un'inchiesta che riguarda la sua attività di imprenditore, non in relazione al suo incarico nella finanziaria regionale.
E' quanto si apprende in merito all'inchiesta, coordinata dal pm del capoluogo toscano Paolo Barlucchi, che ha portato stamani la guardia di finanza di Firenze negli uffici fiorentini di Fidi Toscana.
Secondo quanto emerso, i militari delle fiamme gialle hanno perquisito l'ufficio di Rafanelli nella sede di Firenze di viale Mazzini della finanziaria, la sua abitazione e le sedi delle sue aziende.
Ancora, in base a quanto appreso, a Rafanelli l'accusa contesterebbe di aver imbrogliato altri imprenditori, sfruttando il credito che gli derivava dal suo incarico di presidente di Fidi Toscana.
Sempre secondo quanto appreso, nel registro degli indagati sarebbero finite altre cinque persone, tra cui il commercialista pistoiese Vincenzo Fera, arrestato nei mesi scorsi per bancarotta fraudolenta.
IL LEGALE: "CHIARIREMO"
"Siamo tranquilli. Quanto contestato attiene a contenziosi civilistici non ancora definiti. Siamo stupiti che le controparti si siano rivolte alla magistratura penale, nella quale abbiamo completa fiducia. si tratta di questioni che a nostro parere non hanno rilievo penale e che potremo comunque chiarire agevolmente". E' quanto afferma l'avvocato Marco Baldassarri, legale di Paolo Rafanelli, il presidente di Fidi Toscana indagato per truffa dalla procura di Firenze per la sua attività di imprenditore, non in riferimento al suo incarico nella finanziaria regionale.
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Locci e Staccioli, “Soldi drenati verso aziende già sull’orlo del baratro, adesso facciamo luce anche sulle partecipate”
“Adesso facciamo luce anche sulle partecipate di Fidi Toscana”. A chiederlo sono i consiglieri Dario Locci e Marina Staccioli (Gruppo Misto), alla luce delle perquisizioni avvenute ieri ad opera della Guardia di Finanza negli uffici della finanziaria regionale.
“Mabro, Eaton, Easy Green: quanto sono costate le operazioni ‘fantasiose’ di Fidi Toscana ai cittadini? Da tempo – attaccano i consiglieri - denunciamo la deriva della finanziaria regionale, troppo concentrata nel pompare denaro nelle casse di aziende già votate al fallimento, a scapito della legittima missione di Fidi: sostenere le piccole e medie imprese”.
Non solo: “oltre a questi ‘aiuti di Regione’ alle aziende – continuano Locci e Staccioli – ci sono le partecipazioni più e meno legittime di Fidi in altrettante società”. Interventi su cui i consiglieri vogliono adesso vederci chiaro. “Che fine faranno le partecipate di Fidi, su cui ha puntato il dito anche Bankitalia? Solo un paio d’anni fa – continuano i consiglieri - la Regione cedeva una serie di quote partecipative alla finanziaria al fine di aumentarne il capitale sociale. Che ne sarà adesso?”.
In merito a ciò e agli appalti pubblici assegnati a queste società partecipate i due consiglieri del Gruppo Misto hanno presentato un’interrogazione urgente.
«I cosiddetti “pilastri” del buongoverno toscano sono caduti miseramente uno dopo l’altro». È il commento del consigliere regionale della Lega Nord Toscana, Gian Luca Lazzeri, dopo gli ultimi fatti rilevanti che hanno coinvolto il “sistema Regione”.
«Con la vergogna dell’Asl di Massa – continua l’esponente del Carroccio – è crollato il mito della sanità toscana; con la sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittime le Società della Salute, è caduto quello dei servizi sociali; infine, con la lettera di BankItalia e la successiva indagine della Guardia di Finanza su Fidi Toscana, è sprofondato quello degli aiuti alle imprese.
Se, prima di questi gravi avvenimenti, le regioni “rosse” si ritenevano un esempio per il Paese, oggi possiamo annunciare che è fallito il modello di “Italia di mezzo”. Rossi – conclude Lazzeri – non può continuare a far finta che tutto vada bene: se vuole salvare la nostra regione, ammetta il fallimento e decida da che parte stare. Scelga se dobbiamo far parte del Nord, moderno e sviluppato, o del Sud, arretrato e assistenzialista».
Dello stesso avviso è il capogruppo in Palazzo Panciatichi, Antonio Gambetta Vianna, per il quale «la Toscana a tutti gli effetti appartiene al Nord del Paese, soprattutto per il tessuto di piccole e medie imprese, per cultura, per impegno sociale. Quindi, la scelta che deve fare Rossi è obbligata in quanto non crediamo che i cittadini toscani vogliano essere accomunati alle regioni più arretrate del Paese. Che questi gravi avvenimenti servano alla Giunta Regionale e al Presidente Rossi per fare una scelta definitiva! Non si può tenere i piedi in due staffe. La Toscana – continua il leader del Carroccio in Regione – di diritto appartiene alla parte più evoluta del Paese. Quindi, questi avvenimenti non fanno altro che portare indietro l’orologio della storia impedendo, così, alla nostra regione di rapportarsi proficuamente con le tre grandi regioni del Nord: Lombardia, Veneto e Piemonte. Il Congresso federale della Lega Nord ha stabilito che la Toscana fa parte di diritto del Centro-Nord del Paese e la linea politica del nuovo segretario Roberto Maroni va proprio in questo senso. Quindi – conclude Gambetta Vianna –, auspichiamo una maggior collaborazione tra la Toscana e il resto del Nord del Paese».